Test Accesso Programmato 2024

MATERIA: COMPETENZE DI LETTURA E CONOSCENZE ACQUISITE NEGLI STUDI

Quesiti Risposta Multipla

219. Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente o implicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento. 
La scomparsa del re avvenne in un frangente critico per la Francia rivoluzionaria. All’esterno le truppe francesi pativano pesanti sconfitte contro le potenze assolutistiche che gli avevano dichiarato guerra l’anno precedente. All’interno, nella regione della Vandea, era scoppiata una grande ribellione controrivoluzionaria, che avrebbe spinto il governo repubblicano a inviare migliaia di soldati per cercare di sopprimerla. In tutto il Paese la guerra aveva provocato una carestia, che a sua volta aveva portato a numerose rivolte. In un simile e difficile contesto, nel 1793, tra i circoli rivoluzionari si consolidò l’idea che queste difficoltà dipendessero dall’azione occulta dei nemici della Rivoluzione: ex aristocratici, preti che non avevano accettato la legislazione repubblicana ostile alla Chiesa o anche individui che approfittavano degli eventi per arricchirsi.
Gli “accaparratori”, insomma, i quali rivendevano i prodotti di prima necessità a un prezzo maggiore di quanto li avevano pagati. Nel settembre dell’anno precedente una simile concomitanza di minacce esterne e timori di complotti interni aveva dato luogo a un terribile episodio: una folla inferocita aveva fatto irruzione nelle carceri di Parigi massacrandone i detenuti. Per cinque giorni chiunque veniva considerato un controrivoluzionario era sottoposto a un processo sommario per poi essere trucidato lungo i corridoi o nelle strade limitrofe da cittadini armati di spade, asce, picche e bastoni. Il bilancio finale era stato di più di mille morti. Quando il 10 marzo 1793, nell’anniversario della presa del palazzo delle Tuileries, i sanculotti si rivoltarono contro l’assemblea, i capi rivoluzionari decisero che bisognava evitare a tutti i costi il ripetersi di una nuova strage. Purché il popolo non si facesse giustizia da solo, la Convenzione introdusse una serie di leggi e fondò alcuni organismi incaricati di arrestare e giudicare i nemici della Rivoluzione. Nacque così il regime del Terrore. Uno dei grandi leader del momento, Danton, riassunse in una sola frase la nuova tappa politica: «Siamo terribili per dispensare il popolo dall’esserlo».
(Da: “Il Terrore, il culmine della Rivoluzione Francese”, di Vladimir López Alcañiz, National Geographic) 


  Quale delle seguenti alternative sul massacro di settembre nelle carceri di Parigi NON è deducile dal testo? 
91. Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente o implicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  
Dimenticate Indiana Jones. Le avventure in luoghi esotici. I lunghi periodi trascorsi isolati in savana o nella giungla. I ponderosi volumi che raccolgono anni di studio. L'antropologia è cambiata: sempre meno studia i popoli lontani, sempre più documenta i mutamenti in atto nelle società. E oggi l'antropologo occidentale lo fa in collaborazione con i colleghi locali. Interagisce con specialisti di altre discipline e collabora con istituti di ricerca e università come pure Ong o imprese profit. Si sono aperte nuove opportunità, di ricerca e anche professionali, per i giovani che sappiano e vogliano coglierle.
L'antropologia, nata nell'Ottocento, si è strutturata come disciplina ai primi del Novecento. Le grandi potenze avevano conquistato l'Africa, ma non la conoscevano. Volevano sapere con quali popolazioni avevano a che fare. «Gli antropologi – spiega Marco Aime, professore di Antropologia culturale all'Università di Genova –, pur in gran parte anticolonialisti, erano finanziati proprio dagli Stati coloniali. Non è un caso che le nazioni che più hanno dato alla nostra disciplina siano state Francia e Gran Bretagna». Gli antropologi si recavano sul posto e vi rimanevano per anni, analizzando ogni aspetto della cultura che incontravano. «Ne risultavano monografie che sono rimaste nella storia – continua Aime –, ma rileggendole oggi si nota che sono datate. Anzitutto erano scritte per un pubblico occidentale, non per i locali. Dubito che un Nuer degli anni Quaranta abbia mai letto la monografia sui Nuer di Evans-Pritchard. In secondo luogo, riflettevano un punto di vista tutto occidentale. Le popolazioni locali non partecipavano in alcun modo alla ricerca». A partire dagli anni Settanta, il panorama cambia.
La vecchia figura dell'antropologo finisce in soffitta. La ricerca sul campo rimane imprescindibile, ma gli studi diventano più complessi. «Se parliamo di scoperte – osserva Aime –, possiamo dire che in antropologia è stato scoperto… tutto. Nel secolo scorso è stato fatto un atlante delle popolazioni raccontandole nel dettaglio. Oggi non si studiano più le popolazioni, ma i processi. Per esempio, i cambiamenti che avvengono in città, il sincretismo culturale, come i giovani africani si approcciano al web, ecc.». Anche le ricerche non vengono più elaborate solo per un pubblico occidentale. «Ormai (ed è giusto così), le popolazioni vogliono essere protagoniste – osserva Anna Casella Paltrinieri, docente di Antropologia culturale all'Università Cattolica –. Vogliono conoscere ogni aspetto delle nostre ricerche. Inoltre, sul campo ormai lavorano anche antropologi locali molto preparati. Non si può più prescindere dalla loro collaborazione».
(Tratto da: "Professione antropologo" di Enrico Casale, rivista Africa)   


L'antropologia rispetto all'Ottocento è cambiata perché oggi: 
140. Quale scienziato formulò una legge, che da lui prese il nome, con la quale è possibile quantificare la forza elettrica attrattiva o repulsiva che due corpi puntiformi carichi elettricamente si scambiano a distanza? 
12. Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente o implicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.
Il podcast è anzitutto una tecnologia che permette l’ascolto di file audio su internet attraverso la distribuzione di aggiornamenti chiamati feed RSS, a cui un utente si può iscrivere. [...]
Conoscere la tecnologia alla base di un podcast non esaurisce certo una sua possibile definizione, così come la radioaudizione circolare non basta a descrivere cosa sia stata e cosa sia ancora oggi la “radio” come fenomeno di massa, come mezzo e come linguaggio. Le caratteristiche fisiche però ci danno già alcune informazioni che ci possono aiutare a definire il carattere di questo nuovo fenomeno. Innanzitutto, nel podcasting non possiamo trasmettere un suono dal vivo, ma dobbiamo caricare in rete un prodotto audio che deve esistere già, essere già finito e pronto per essere ascoltato. […]
Un altro aspetto che ci è utile sottolineare è che il file audio non viene diffuso come se fosse un flusso di acqua nelle tubature, dove all’ascoltatore basta girare la manopola come se fosse un rubinetto per poter sentire la radio che scorre in quel momento nell’etere. L’audio è parcheggiato su un server, deve essere individuato dall’ascoltatore, scaricato e avviato con il tasto play. Quando parliamo di podcast, quindi, stiamo parlando di radio on demand, dove l’ascoltatore è l’assoluto protagonista di quello che decide di scaricare e ascoltare [...].
Sul finire degli anni ‘90 fanno la loro comparsa sul mercato tre importanti innovazioni tecnologiche che inducono la nascita del podcasting: la distribuzione di una rete internet in grado di trasferire una mole significativa di dati, la commercializzazione dei primi lettori mp3 portatili e la digitalizzazione della strumentazione per la produzione audio. […] La natura on-demand del podcast, il fatto che un programma possa essere custodito in un lettore mp3, e ascoltato avviandolo con il tasto play, fa emergere tutti quei programmi narrativi di nicchia che si basavano su “una storia” e con un alto livello di registrazione e di montaggio. Inoltre, erano tutti programmi poco legati alla stretta attualità, caratterizzati da una scrittura molto narrativa e uno speakeraggio molto più vicino alla lettura di un libro che all’improvvisazione – spesso demente – delle radio private. La possibilità di pubblicare on-line il proprio programma consente un’inaspettata e improvvisa libertà da parte degli autori. Si possono affrontare temi che in radio non era possibile affrontare prima e si possono usare parole e contenuti espliciti; il podcasting inizia così ad affascinare un pubblico molto giovane.
(Da: “Che cos’è un podcast?”, Jonathan Zenti, Il Tascabile)


Quale delle seguenti affermazioni rispecchia l'opinione dell'autore del brano?   
189. Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente o implicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  
Il nome "eschimese" deriva dall'algonchino, una lingua indiana, che in modo dispregiativo chiama questo popolo "mangiatori di carne cruda" (letteralmente si traduce "mangia crudo"). Gli eschimesi chiamano invece loro stessi Inuit, che significa "veri uomini". Le prime documentazioni relative a insediamenti umani nel continente americano risalgono a circa 28.000 anni fa. Questi popoli, definiti "protoindiani", non abitavano ancora l'Artide, che ai tempi era ricoperta quasi completamente da un immenso ghiacciaio. Circa 6.000 anni fa alcune di queste popolazioni iniziarono un movimento migratorio verso l'odierna Alaska, cosicché dal 500 d.C. cominciano ad essere documentate le prime civiltà specializzate nella caccia in mare aperto.
Quando nel XVI secolo i grossi cetacei cominciano a evitare l'Artide a causa dell'irrigidirsi del clima, gli eschimesi si trovano costretti a cibarsi unicamente di foche; questo dà la spinta necessaria allo sviluppo di una nuova tecnologia che permetterà di pescare anche in pieno inverno: la pesca attraverso un foro nel ghiaccio. Gli eschimesi cacciano almeno 20 specie di animali, sfruttando tutti gli habitat e tutte le catene alimentari dell'Artide.
In inverno gli Inuit si dedicano prevalentemente alla caccia alla foca. In aprile e in maggio si dedicano alla caccia in mare aperto ai cetacei e alla caccia sulla terraferma all'orso bianco e al bue muschiato. In estate e in autunno vi è la caccia collettiva ai caribù, la caccia con trappole ai lupi, alle volpi ed alle lepri, la pesca del salmone, la caccia ad uccelli acquatici e la raccolta di erbe e di frutti commestibili. Prima dell'avvento del motore gli eschimesi spostavano gli insediamenti con il variare delle stagioni, visto che non si potevano inseguire prede che fossero più lontane di un giorno di cammino tra andata e ritorno.
Oggi non è più così visto che grazie a motoslitte e barche a motore i cacciatori possono compiere lunghi viaggi in tempi così brevi da non assomigliare minimamente alla tabella del cacciatore eschimese tradizionale. Grazie alle nuove tecnologie derivate dai contatti con l'uomo occidentale, i campi eschimesi tendono a diventare villaggi stabili. Un vecchio eschimese ha riassunto così "Da quando mio figlio ha comperato motori per le barche abbiamo una dimora stabile; da quando mio figlio, grazie al fucile e alla motoslitta, raggiunge la preda, non soffriamo più la fame."  
(Tratto da: Gli eschimesi: il nome, la storia, www.inftub.com)


Dal contenuto del brano si deduce che gli Inuit: 
61. Quale nome viene utilizzato per indicare i gruppi di processi ai nazisti coinvolti nella seconda guerra mondiale e nella Shoah?
238. Quale termine può essere associato ad entrambe le seguenti definizioni? “documento emesso con riferimenti commerciali” “atto di stregoneria”
110. Indicare l’autore dei seguenti versi: "Gloria del disteso mezzogiorno/ quand’ombra non rendono gli alberi,/ e più e più si mostrano d’attorno/ per troppa luce le parvenze, falbe". 
159. In base alla Costituzione italiana, la Repubblica riconosce le autonomie locali?  
31. «Padre Patrauld, professore di matematica, era molto affezionato a Bonaparte e orgoglioso di averlo per allievo. Invece gli altri professori, nelle cui materie il ragazzo corso non era altrettanto brillante, lo snobbavano». (G. Gerosa, Napoleone, Milano 2001, p. 25)
Che significa in questo contesto “corso”?

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